Compagno Berlinguer

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di Edoardo Casati, Alessandra Di Cataldo, Joseph Esposito, Ilaria Falossi, Massimiliano Farrell, Nicolas Montagna, Francesca Strinchis

(Giovani Comunisti/e Pavia)

 

“Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere, lottano con i lavoratori e gli oppressi non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia”

Enrico Berlinguer nasce il 25 maggio 1922 a Sassari ed oggi, a cent’anni dalla sua nascita, come giovani comunisti intendiamo ricordarlo perché lo consideriamo una figura fondamentale per quella che è la storia del comunismo italiano.

Infatti, rimanendo ben consapevoli della necessità di rapportarci col presente, riconosciamo anche l’importanza di ricordare e conoscere le lotte passate: quelle portate avanti dal compagno Berlinguer ne sono esempio.

Durante il ventennio fascista egli fu uno tra i massimi esponenti dell’antifascismo sardo e della resistenza comunista alla nera dittatura reazionaria di quel periodo; conobbe Palmiro Togliatti in giovane età e ben presto emerse come persona dalla grande retorica, moralità, onestà intellettuale e vicinanza alle vicissitudini popolari.

A 22 anni venne arrestato e rimase in carcere per 100 giorni perché partecipò ad una protesta a Sassari contro il carovita e contro il generale Badoglio e durante il periodo di detenzione, affamato di giustizia, il giovane Enrico scrisse 32 lettere nelle quali parlava della sua formazione intellettuale: sapeva di dover combattere per la giustizia sociale e la democrazia, anche e soprattutto mentre veniva messo alle strette proprio a causa delle sue posizioni.

Nel secondo dopoguerra, entrò nel FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana), dove propose idee innovative ed originali, iniziando ad esempio a riconoscere che comunismo e femminismo stavano percorrendo strade destinate ad incrociarsi in virtù dei valori da essi difesi, e ben presto emerse come esponente del PCI.

Dopo la breve segreteria di Longo in suddetto partito, ne divenne segretario nel 1972, proponendo una nuova linea politica, chiamata “Eurocomunismo” ; ovvero un comunismo democratico che sia rispettoso dei diritti individuali ma che al contempo muova delle serie battaglie per portare avanti i diritti sociali della popolazione.

Berlinguer sostenne infatti, da vero marxista, che l’unica libertà che egli mai avrebbe accettato sarebbe stata quella dello “sfruttamento di un uomo su un altro uomo”, in quanto, “questa libertà tutte le altre opprime e rende vane”.

Da queste chiare parole si evince che il comunismo non è stato e non è ciò che viene ritratto da immagini stereotipate che lo collegano solo a figure quali Stalin e la sofferenza da egli causata bensì è stato e deve essere, qui in Italia, “il sogno di una cosa”, un comunismo che finalmente tenesse e tenga conto di questioni a 360 gradi, come l’ambientalismo, il femminismo, i diritti civili e che al contempo non si dimenticasse, né si dimentichi, della dovuta attenzione ai diritti sociali.

Quanto detto finora consente di comprendere come la figura di Berlinguer possa essere un esempio per i giovani, in particolare per quelli più vicini al comunismo, poiché in una società capitalista e dunque diseguale le lotte sociali non possono e non devono estinguersi: è necessario far convergere le mobilitazioni studentesche con quelle dei lavoratori di ogni età, contro il nemico comune del materialismo volgare e dello sfruttamento a danno della maggior parte degli esseri umani.

Da uomo comune, grande appassionato delle Turmac, le famose sigarette nella scatola di latta, utilizzava il mare come via di fuga dalla quotidianità  frenetica della vita da segretario; restando un compagno di grande bontà a noi vicino che, pur avendo commesso alcuni errori, ha intavolato quello che deve essere e sarà un modo di intendere il comunismo in una società che sta perdendo proprio quei valori democratici di cui egli stesso si faceva paladino.

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