Come cambierà l’assetto politico in Parlamento dopo il Referendum costituzionale?

This picture shows an empty senate prior a session for a confidence vote for the new governement on April 30, 2013 in Rome. Italy's new prime minister will face an early test of his mission to reverse Europe's austerity course Tuesday as he meets German Chancellor Angela Merkel after vowing to stop a policy he says is killing his country.  AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO        (Photo credit should read ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

di Lorenzo Lunardi

Dopo il Referendum costituzionale di due giorni fa, ha vinto il Sì, con quasi il 70% dei voti e ora ci sarà meno rappresentanza parlamentare per il popolo italiano, ma non è di questo che voglio parlare: io voglio parlare dell’assetto politico che ci sarà in Parlamento subito, se il Movimento 5 Stelle deciderà se applicare subito la legge oppure se decideranno di applicare alle prossime elezioni nazionali.

Il quadro che si prospetta non è per nulla rassicurante: ci saranno due blocchi, l’opposizione del centrodestra con Salvini e Meloni al comando (grazie anche alla recente vittoria di FdI nelle Marche) e il Governo, sostenuto da Zingaretti, uscito vincente dalle elezioni regionali di questi giorni, Di Maio, che ha incassato la vittoria del Sì al Referendum ma ha praticamente perso alle regionali (tranne dove PD e M5S si sono uniti vincendo le elezioni, ma comunque ciò non toglie che al livello di voti sia stata una dura sconfitta per il M5S, al contrario di quello che dicono gli elettori pentastellati entusiasti delle vittoria del Sì) e Renzi, che ha registrato una doppia sconfitta sia con il Sì al referendum (che, con la nuova legge elettorale che si discuterà, la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento si dice essere al 4% e ciò impedirà a partiti come +Europa, Azione e Italia Viva stessa di entrare facilmente; un altro errore da considerare è stata la NON presa di posizione da parte di IV sul Referendum) sia con le regionali, dove si è registrato un tracollo di voti, tranne per la vittoria di Giani in Toscana, notoriamente renziano, ma ciò è solo una vittoria su almeno 5 regioni perse (in Campania De Luca era sostenuto sì da Italia Viva, ma la maggior parte degli elettori ha votato il PD).

Bene, questi due blocchi non termineranno di certo alle prossime elezioni, al contrario, questi due saranno i due grandi blocchi per i prossimi anni a venire: resteranno quindi un blocco di centrodestra conservatore e uno di centrosinistra progressista.

Qualcuno dirà che è un sollievo, ma non è così e c’è poco da festeggiare: infatti questi blocchi sono praticamente uguali. Pensate un attimo: il PD ormai è un partito di destra, Italia Viva è centrista e politicamente non conta nulla all’interno del Parlamento, soprattutto ora dopo il risultati del Referendum e delle regionali e quelli che dovrebbero rappresentare la vera sinistra in contrapposizione al PD, come LeU, sono politicamente morti; nell’opposizione la Lega perde consensi in favore di FdI, grazie anche alla recente vittoria di Zaia in Veneto che potrebbe minare Salvini alla segreteria del Carroccio, Forza Italia praticamente sta morendo piano piano e l’unico partito a crescere è proprio FdI; rimarrebbero come terza forza i 5 Stelle ma sembrano piano piano allinearsi al PD, come dimostrano Conte e altri esponenti dei 5 Stelle che hanno partecipato alla Festa dell’Unità del PD, mentre i partiti come Azione o +Europa, con la nuova legge elettorale, potrebbero andarsene facilmente dal Parlamento.

Si è praticamente tornati nell’800, dove c’era un unico blocco centrista che univa i moderati di destra e sinistra, lasciando le aree estremiste fuori, ma oggi chi comanda sembrano essere FdI e Lega in seconda posizione nel centro destra, con un polo centrista che forse potrebbe nascere dall’unione di +Europa e Italia Viva, mentre nel centrosinistra tutto tace: insomma chi comanderebbe sarebbe una destra sovranista, sostenuta o meno da un polo centrista.

Con questa divisione in blocchi, la politica italiana sarà sempre più allineata alla politica statunitense (dove comandano o Repubblicani o Democratici, lasciando fuori gli altri partiti e dove sono le lobby a comandare, cosa che potrebbe accadere benissimo in Italia, considerando la corruzione politica in Italia, che i 5 Stelle hanno cercato di combattere con il Referendum sbandierandolo come unica misura necessaria per l’efficienza e l’incorruttibilità del Parlamento, ma non è così) oppure britannica (dove fino a non poco tempo fa i partiti principali erano i Laburisti e i Conservatori), nonché più influenzata dalle politiche economiche espansive di altri Stati come gli USA, senza nessuno in Parlamento che sarà in aperta opposizione a tutto ciò poiché i parlamentari sono stati tagliati con il Referendum.

Questi due blocchi non sono altro che una gigantesca truffa della politica e rappresentano solamente gli interessi dei grandi partiti, NON del popolo; l’antiparlamentarismo, portato dai 5 stelle col Referendum, getterà questo Paese sempre più nelle mani o di interessi economici degli altri Stati oppure degli interessi di grandi partiti, che ovviamente faranno i loro porci comodi e NON quelli del popolo, tutto questo per tagliare i parlamentari, NON i loro privilegi o i loro salari esorbitanti (anzi ora i parlamentari più ricchi non ci metteranno mezzo secondo a levare quelli meno ricchi, creando classismo pure all’interno del Parlamento).

La vera ironia sarebbe che i 5 Stelle, che tanto hanno insistito su questo Referendum e che poi hanno vinto, non riescano più ad entrare in Parlamento perché non hanno il consenso popolare per farlo (i sondaggi, con i risultati delle regionali, sembrano confermare questo trend), quindi la percentuale di voti richiesta si alza proprio per l’attuazione di questo Referendum e l’ironia si basa sul fatto che, se avessero lasciato perdere, sicuramente sarebbero potuti rientrare in Parlamento senza problemi, invece ora si devono alleare con una forza dell’establishment come il PD se non vogliono morire.

Concludo parafrasando una frase famosa di un film, che ironia dicevano di voler salvare gli altri partiti dalle forze dell’establishment, ma non riuscirono a salvare loro stessi.

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