A Milano buon risultato della mobilitazione contro l’espansionismo turco

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di Vittorio Savini e Alexandr Belletti

Il 9 ottobre Erdogan da inizio all’operazione “Ramo d’Ulivo” nel nord della Sira contro le milizie curde dell’YPG e YPJ. L’operazione si svolge con il chiaro obbiettivo di porre fine allo stato curdo e al suo modello socioeconomico e politico definito “confederalismo democratico” e si contraddistingue sin dai primi giorni per bombardamenti di ospedali, uccisioni di civili, stupri e crimini di tutti i generi verso le popolazioni locali. La rete Kurdistan Emilia Romagna, con l’appoggio di partiti, movimenti e associazioni, ha lanciato immediatamente una serie di manifestazioni nelle principali città dell’Emilia Romagna. Vista la gravità della situazione, sabato 26 ottobre è stata indetta a Milano la manifestazione nazionale in appoggio al Rojava.

Il punto di ritrovo è in via Palestro alle 14:30. Alla manifestazione sono presenti numerosi partiti come Rifondazione Comunista, Partito Comunista Italiano, Sinistra Italiana, i Verdi, Potere al Popolo, Partito comunista dei Lavoratori, diverse sigle sindacali ed il movimento No Tav, sono inoltre presenti gruppi abbastanza nutriti di anarchici. Assenti i militanti del Partito Comunista.

Verso le ore 15 la folla di oltre un migliaio di persone inizia il percorso in direzione del consolato turco, tra slogan e musica curda. Il corteo procede pacificamente e senza tensioni fino al blocco del percorso da parte delle forze dell’ordine le quali hanno provveduto ad impedire l’accesso da ambo le vie di ingresso al Consolato turco. Oltre all’imponente dispiegamento di forze dell’ordine, segno della preoccupazione delle istituzioni nei confronti della grande partecipazione alla manifestazione, si segnalano perquisizioni arbitrarie da parte di agenti in borghese, i quali hanno provveduto senza alcun apparente motivo ad identificare partecipanti o addirittura perquisendoli.

Nonostante le tensioni, derivate dal blocco della Polizia a tutela della rappresentanza diplomatica di uno Stato il cui console andrebbe espulso dall’Italia invece che protetto, che hanno comportato dure contestazioni da parte dei partecipanti al corteo, l’obiettivo della mobilitazione si rivela raggiunto, con circa 20 000 persone tra i partecipanti a rimarcare come il governo nazionalista di Erdogan sia un governo dittatoriale, con mire espansioniste in tutto il Medio Oriente e forte del silenzio complice dei Paesi occidentali.

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