Didattica a distanza: tra paure, dubbi e malcontento

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di Daniele Moioli

Una delle sensazioni che non avrei mai pensato di provare è la paura di non tornare a scuola, la paura di non uscire più alle sei del mattino per andare a prendere un autobus puntualmente in ritardo, la paura di non camminare più tra i banchi della classe, la paura di non dormire più sul banco, la paura di essere solo.

Il rientro a scuola per gennaio non è sicuro. Il governo crede veramente che gli studenti siano disposti a sopportare un anno intero di DAD? Mai!

In questo breve “articolo” analizzerò alcune criticità della didattica a distanza.

La didattica a distanza dipende da troppi fattori esterni come: la presenza di una buon’accesso a internet, la presenza di dispositivi elettronici adeguati e la presenza di spazi adeguati a seguire le lezioni, quindi non garantisce al 100% il diritto allo studio e non lo garantisce a tutti. 2,7 milioni di persone, una famiglia su quattro, infatti, non ha un accesso internet a banda larga capace di sostenere il traffico dati per le lezioni online. Rende così le disuguaglianze all’interno della società ancora più evidenti.

Per non parlare dei problemi che emergono per tutta la sfera della didattica. Il rapporto alunno-insegnante è completamente annullato, il dialogo è disorientante e improduttivo e vengono meno tutti i componenti della comunicazione non verbale, come lo sguardo, i gesti e il tono della voce che compongono 80% della nostra comunicazione globale.

Un problema riscontrato in molti studenti riguarda la concentrazione. Questa capacità permette di focalizzare le energie verso un obiettivo ben preciso, già in condizioni normali la vita quotidiana fa di tutto, attraverso una moltitudine di stimoli, per dirigere la nostra attenzione verso obiettivi diversi da quello prefissato; uno studente costretto a stare tre, quattro, cinque ore davanti al computer, come potrà seguire attentamente tutte le lezioni? è scientificamente provato che in una lezione normale nell’arco di 50’ la curva dell’attenzione raggiunge l’apice dopo i primi 7’-8’, poi ha un calo costante fino a raggiungere il minimo verso i 25’, infine risale mantenendosi in maniera abbastanza costante sino alla fine dell’ora, sempre al di sotto dell’apice iniziale. Non credo che sia necessario aggiungere come nella didattica a distanza questi valori siano dimezzati e come non sia possibile apprendere significativamente in una situazione del genere.

In tutti i programmi didattici le principali finalità sono due: lo sviluppo della metacognizione, ovvero la consapevolezza delle proprie capacità e lo sviluppo delle competenze, cioè l’applicazione delle proprie conoscenze. Come farà un individuo che fa fatica a prestare attenzione già in classe a sviluppare queste due capacità in una situazione in cui è ancora più difficile concentrarsi?

Togliere l’ambiente scolastico agli alunni equivale a condannarli ad un incompleto sviluppo della personalità. Gli psicologi dell’adolescenza iniziano già a parlare di adolescenza interrotta. Il venir meno del confronto con dei soggetti esterni al nucleo famigliare, della socializzazione, di un ambiente che partecipa allo sviluppo dell’empatia  porterà molto probabilmente ad un aumento dei disagi psicologici già presenti nelle nuove generazioni.

A quanto pare la DAD ha più difetti che pregi. Poteva avere un senso se fosse stata adottata per un breve periodo, giusto il tempo per elaborare un piano di rientro degli studenti in sicurezza, ma così non è stato, la scuola è stata per l’ennesima volta messa in secondo piano, si è data più importanza a progettare la coppa del mondo di snowboard cross in Citta alta (borgo medievale) a Bergamo.

In un paese dove già in situazioni “normali” il 14% degli studenti (Dati Eurostat 2019) ha abbandonato la scuola, non ha cominciato il percorso di scolarizzazione o ha dovuto ripetere l’anno, non crede, cara classe dirigente, che si debba cambiare qualcosa? Non crede che continuare a non investire nella scuola e quindi sul futuro del paese equivale ad un suicidio?

Uno stato che non protegge le sue scuole, il suo futuro, è uno stato che sta per fallire.

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