NOT ALL MEN? Sugli accadimenti di questi giorni e l’ipocrisia della classe politica

LOS ANGELES, CA - JUNE 13: A defiant fist is raised at a vigil for the worst mass shooing in United States history on June 13, 2016 in Los Angeles, United States. A gunman killed 49 people and wounded 53 others at a gay nightclub in Orlando, Florida early yesterday morning before suspect Omar Mateen also died on-scene.  (Photo by David McNew/Getty Images)

Ieri era la giornata della memoria delle vittime di transfobia e il sito transrespect.com, che si occupa di monitorare i trans*cidi dipinge una situazione davvero poco incoraggiante: nonostante si voglia far credere che l’Italia non sia un paese omobitransfobico, siamo la prima nazione europea con il più alto numero di transgender uccisi o suicidati.

Non c’è da stupirsi del resto: siamo il paese in cui giornalisti nei loro articoli negano l’identità delle persone transgender dando del “lui” a donne transgender e chiamandole con il loro nome di nascita o danno del “gay” a persone MtF.

Questo, che potrebbe sembrare una semplice pignoleria politically correct, si ricollega ad un problema tutto Europeo: nel vecchio continente infatti il 73% delle vittime di trans*cidi sono migranti.

Noi Giovani Comunist* Milano siamo dalla parte di tutte le vittime di questo sistema. Un sistema che sta distruggendo questo pianeta, che si mostra razzista ma sfrutta allo stesso tempo il lavoro sottopagato dei migranti, che ha instaurato e alimenta il patriarcato e che riduce i lavoratori a semplici risorse per fare soldi.

Molto spesso ci viene dato dei buonisti, noi combattiamo per ogni vittima di questo sistema capitalista e chi si nasconde dietro a frasi come “Prima gli italiani” o “Prima i lavoratori” sta proteggendo questo sistema e le sue implicazioni discriminatorie patriarcali.

Citando Lenin: “Chi non sta da una parte o dall’altra della barricata, è la barricata.”
In questi giorni è tornato alla ribalta in maniera reboante lo slogan “Not all men”, a intendere che non tutti i maschi bianchi etero cis sono omobitransfobici o misogini e che non commettono femminicidi o violenze sulle donne.

C’è davvero bisogno di uno slogan? Cosa se ne fanno di “Not all men” tutte le donne uccise in famiglia e vittime di abusi con la complicità del lockdown? Cosa se ne fa la maestra d’asilo il cui video hard è stato diffuso in rete? Si può avere il coraggio di dire che non tutti gli uomini sono così quando la prima ricerca su Pornhub in Italia in questi giorni è quel video? E soprattutto come si fa a sostenerlo quando nemmeno i colpevoli di questo caso di revenge porn sono pentiti e quando i quotidiani gli danno anche visibilità?

Non commettere violenze sulle donne e non discriminare è una semplice condizione di normalità, non è necessario uno slogan per congratularsi, perché non risolve il problema.

In tutto questo la classe politica italiana bipartitica mantiene due atteggiamenti entrambi deprecabili.

Se la destra cerca di velare malamente la sua avversione nei confronti dei diritti civili tanto da bloccare il ddl Zan con centinaia di emendamenti molti dei quali scadono nel ridicolo e infantile, il centro sinistra che rivendica spesso le conquiste e il suo supporto alla comunità LGBT+ si dimostra in realtà ipocrita e attendista.

Questo ddl Zan, che per alcuni versi è comunque un passo avanti, nega il diritto a non essere discriminate a molte categorie tra cui intersex, aromantici, asessuati, poliamorosi e kinkster.

Non sono infatti previste tutele per persone con variazioni con caratteristiche di sesso, o che non provano interesse sessuale o romantico, come non sono tutelate le discriminazioni per chi vive la sessualità in maniera alternativa.

Cosa aspettarsi del resto dal partito della legge Cirinnà: una legalizzazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso che però non riconosce il tradimento come valido motivo per l’annullamento.

C’è da ricordare inoltre che l’Italia, a prescindere da centro-sinistra o destra al governo, è quel paese in cui è legale che un genitore obblighi il figlio a sottoporsi ad una terapia di “conversione”.

Noi non ci accontentiamo di meri riconoscimenti incompleti o degli appelli al rispetto quando nel concreto viene fatto poco o niente.

Noi comunist* non ci accontentiamo.

Giovani Comunisti/e Milano

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