Noi e Loro: tagli alla sanità e “solidarietà”

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di Eridan

In un’epoca in cui le campagne contro l’odio vengono distorte da chi detiene il potere proseguendo l’opera di soffocamento delle lotte dei lavoratori e lavoratrici perché l’odio sarebbe sempre sbagliato, anche se rivolto contro chi è veramente colpevole delle condizioni in cui molte persone si trovano: banche, gruppi di potere imprenditoriali, politici prezzolati ecc.. Ecco che si arriva alla distorsione del concetto di solidarietà.

Il simbolo della lista Bonaccini.

Ed ecco che dopo i progressivi tagli alla sanità della Giunta Bonaccini, il maggior esponente del purtroppo divenuto in Emilia Romagna il de facto ramo giovanile della sua lista, quella non a caso color verde Lega, ovvero Mattia Sartori parla di “solidarietà” di tutti e tutte tramite una patrimoniale all’1%.

Qua sta la differenza tra chi da anni lotta veramente per la difesa dello stato sociale italiano, un’eccellenza a livello mondiale in sempre più veloce demolizione, denunciando fin da subito la situazione della sanità locale ed elaborando proposte sul che fare e chi fa demagogia o peggio copre i tagli che ha compiuto con appelli alla solidarietà. Come Giovani Comunisti e Comuniste a livello nazionale abbiamo lanciato un’altra campagna, con una parola d’ordine ben diversa: i super ricchi paghino tutto, con una patrimoniale sui loro beni.

Una misura ingiusta? Ma non sono beni guadagnati con il loro duro lavoro? Non proprio, sono beni guadagnati dalla rendita di imprese con migliaia di lavoratori che hanno visto in questi anni una lenta precarizzazione e riduzione del proprio salario nonché licenziamenti e delocalizzazioni favorite dal recepimento delle peggio normative ultraliberiste europee. Gente che ha speculato sulla pelle di chi lavora e continua a specularci. Ferrero, Luxottica ecc. non le hanno fatte grandi chi ci metteva il cognome nella ragione sociale ma chi col suo lavoro permetteva al proprietario di comprarsi l’auto o la villa nuove.

Proporre la patrimoniale per tutti non è altro che porre sullo stesso piano il precario con qualche soldo in banca con chi ha un reddito stellare, senza guardare in faccia a nessuno, siamo tutti uguali nel magico mondo della solidarietà!

Il problema è che nel mondo reale, nonostante le campagne per negarlo, viviamo in un mondo diviso in classi sociali ed è un dato di fatto che le chiusure di ospedali in provincia da parte delle passate giunte a guida PD in Emilia Romagna, la riduzione dei plessi sanitari, la riduzione del numero dei medici, il numero chiuso nelle università e altre misure c.d. “lacrime e sangue” sono andate a danno solo di una classe precisa, quella di chi fa fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Il ricorso alla finanza di progetto con vincoli di bilancio imposti dai privati alle nuove “Case della Salute” AUSL a partecipazione mista pubblico-privato, l’esternalizzazione di tutti i servizi di mensa e pulizia a privati, il lento smantellamento dei grandi ospedali riducendoli a piccoli ambulatori, con conseguenti viaggi della speranza per andare nel primo ospedale disponibile. Non ultima la proposta di autonomia differenziata di Bonaccini che, cercando di distinguere i suoi proclami sulla sanità da tale progetto, ha ben nascosto le conseguenze deleterie in materia di privatizzazione conseguente ad un eventuale approvazione dell’autonomia.

L’integrazione tramite lavoro non pagato.

E qui si riallaccia il discorso sul volontariato, sulla solidarietà, sul lavoro non pagato perché dobbiamo fare tutti dei sacrifici, in questi ultimi anni in proporzione ai tagli sullo stato sociale e sugli enti locali si è sviluppato questo modus operandi della classe dirigente nazionale e locale per cui a servizi un tempo svolti da lavoratori pubblici pagati si sostituisce il volontariato non pagato: l’alternanza scuola-lavoro usata anche nella Pubblica Amministrazione, i volontari negli uffici dei Tribunali, gli appelli dei sindaci ai “volontari per spalare la neve” (sfruttando spesso i migranti e spacciando il tutto come “integrazione”).

Il Coronavirus ha messo a durissima prova il nostro stato sociale, fortunatamente non ancora completamente demolito: ora più che mai sarà necessario durante e dopo questa crisi invertire rotta. Tornare ad investire nei servizi pubblici per i nostri cittadini e cittadine ma anche in una prospettiva di crescita sociale, culturale ed economica. Uno Stato con servizi efficienti che metta al centro il benessere di chi lavora, stabilendo la riduzione di orario a parità di salario, visto che viviamo in un mondo in cui vige l’automazione industriale.

Soprattutto va scritto a lettere cubitali in ogni ente o istituzione pubblica il principio: “IL LAVORO SI PAGA”. Il volontariato è bello ma deve viaggiare in parallelo ed in ausilio alle forniture di servizi pubblici, altrimenti andiamo al collasso. La solidarietà è bella ma la fa chi può permettersela, non siamo tutti uguali.

Nel frattempo, è necessario per tutti coloro che non possono permettersi la quarantena in villa con servitù che il Governo disponga immediatamente un reddito di quarantena, per questo è stata lanciata una petizione su questo tema a cui invito tutti ad aderire.

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